Onorevoli Deputati! - La nostra proposta di legge di iniziativa popolare riguarda il sistema educativo di istruzione statale. Detta le norme generali inerenti la scuola e definisce i livelli essenziali delle prestazioni per quanto attiene ai nidi d'infanzia, cui sono assegnate anche finalità educative e pertanto da considerarsi interni al sistema.
Princìpi (articolo 1).
Il sistema delineato nella proposta di legge trova le sue ragioni di essere nella Costituzione e in quel sistema di regole condivise che la comunità internazionale ha costruito e a cui riconosciamo valore, fino alla Convenzione sui diritti del fanciullo che, in fatto di educazione e istruzione, rappresenta per noi un riferimento costante.
Il sistema è detto educativo di istruzione perché, nei limiti delle sue competenze, cura la crescita dei soggetti che gli vengono affidati come persone, come cittadini e cittadine, come futuri lavoratori e lavoratrici.
Finalità (articolo 2).
Il sistema educativo di istruzione cura l'acquisizione consapevole di saperi con un'attenzione costante all'interazione e all'educazione interculturale: valori dei quali
Articolazione del sistema (articoli 4 e 5).
Entrando nello specifico, il sistema educativo di istruzione si articola nei nidi d'infanzia, nella scuola di base (scuola dell'infanzia della durata di tre anni, scuola elementare della durata di cinque anni e scuola media della durata di tre anni) e nella scuola superiore (biennio unitario e triennio d'indirizzo). Nel testo sono descritti gli obiettivi di ognuno di tali segmenti.
Il diritto all'istruzione (articolo 3).
Nella proposta di legge si afferma che deve essere garantito per tutti i cittadini il diritto all'educazione, all'istruzione, alla formazione, a partire dalla gratuità della scuola statale sia per l'accesso sia per i libri di testo sia per il trasporto. Una buona scuola ha bisogno di risorse adeguate per garantire al meglio il perseguimento delle sue finalità, con un investimento che veda un notevole incremento rispetto a quanto oggi il nostro Paese destina a questo scopo: elevare il tetto di spesa almeno al 6 per cento del PIL vuol dire investire nel futuro del Paese.
L'obbligo scolastico (articolo 7).
A rinforzare la garanzia del godimento di tale diritto riteniamo che l'obbligo scolastico debba iniziare col compimento del quinto anno e durare fino al diciottesimo anno d'età; esso va assolto all'interno del sistema educativo di istruzione. La scuola dovrà predisporre progetti di individualizzazione per offrire a ciascuno una risposta alle proprie esigenze di crescita e a tutti la possibilità di superare le eventuali difficoltà incontrate. Proprio per questo la proposta di legge prevede la non ammissione alla classe successiva solo se il progetto d'individualizzazione predisposto per superare le relative difficoltà di apprendimento non abbia avuto efficacia comprovata. In caso di non ammissione la scuola ha il dovere di progettare il raggiungimento degli obiettivi prefissati nell'anno successivo.
La gestione del disagio (articoli 6, 8, 11, 12 e 13 ).
Particolare cura andrà posta nella gestione delle discontinuità del percorso di apprendimento, consapevoli che i passaggi da un livello ad un altro rappresentano prove di crescita per la persona se questa è messa nelle condizioni più favorevoli per affrontarle e trarre così beneficio dal loro
Il personale (articoli 9 e 10).
La questione degli organici è di fondamentale importanza in generale perché su di essa il sistema fonda la possibilità di raggiungere le sue alte finalità. La scuola ha bisogno di professionisti a cui sia riconosciuta la grande responsabilità che il ruolo comporta e che siano messi nelle condizioni migliori per esercitarla.
Questo vuol dire poter contare su organici stabili, adeguati per numero, formati alle dinamiche di insegnamento-apprendimento e con pari dignità, senza gerarchie di ruolo, giuridiche e funzionali. La stabilità dell'organico consente il rispetto di quella continuità didattica che finora è sempre stata la prima caratteristica di qualità ad essere sacrificata in nome di esigenze di natura puramente economica. Si realizza assegnando incarichi a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti.
Ciò è indifferibile anche per un senso di giustizia, di derivazione costituzionale, verso professionisti che da troppo tempo sono trattati in modo lesivo della loro dignità professionale. Per quanto attiene alla formazione del personale docente, essa rappresenta una delle precondizioni su cui si fonda una buona scuola e per questo occorre dare continuità e razionalità agli interventi, individuando i bisogni specifici.
Utilizziamo il termine «formazione» poiché il solo aggiornamento, centrato nel pensiero comune sull'ammodernamento delle conoscenze disciplinari del/della docente, è certamente necessario ma non sufficiente per le esigenze della buona scuola che vogliamo. Formazione per noi vuol dire apprendimento in situazione, ricerca-azione, sperimentazione di comportamenti e tecniche tendenti a migliorare i risultati dell'azione collettiva dei gruppi che operano in una scuola; significa anche privilegiare tematiche trasversali afferenti la comunicazione, la relazione, il lavoro di gruppo...
I programmi (articolo 14).
Anche i programmi del sistema educativo di istruzione devono essere rivisti per rispondere alle esigenze di una società che muta molto rapidamente e di un mondo giovanile che ha bisogno di risposte adeguate. La loro definizione è affidata a gruppi di lavoro che sono costituiti in modo significativo da docenti di provata esperienza di ogni ordine e grado, oltre che da esperti dei vari settori della società. Una fase d'ascolto nelle scuole, con il coinvolgimento diretto e attivo di tutti i soggetti interessati, deve esserne il punto di partenza.
La partecipazione (articolo 16).
Un'attenzione particolare viene dedicata alla partecipazione, supportata dalla valorizzazione degli organi collegiali esistenti e dall'istituzione di nuovi organi di cui si avverte la necessità: il consiglio dei genitori, il collegio del personale ausiliario-tecnico-amministrativo e, nelle scuole medie, il consiglio degli studenti e delle studentesse. Il consiglio dei genitori dovrà essere il volano della partecipazione dei genitori alla vita della scuola con un ruolo
Informazione e trasparenza (articolo 17).
Non c'è partecipazione se non c'è garanzia di circolazione delle informazioni con un impegno alla trasparenza di tutti gli atti che riguardano la vita della scuola e che non ricadano nella normativa a difesa della privacy dei singoli. Le scuole garantiscono la circolazione delle informazioni anche attraverso l'uso delle nuove tecnologie.
Edilizia scolastica (articolo 18).
Una buona scuola ha bisogno anche di luoghi adeguati. Dal punto di vista edilizio, questi devono rispondere a criteri di sicurezza, salubrità, vivibilità, accoglienza, qualità estetica ed essere realizzati in modo da consentire al meglio lo svolgimento delle attività qualificanti dei percorsi didattici. Per questo chiediamo un piano di edilizia scolastica che intervenga a sanare le situazioni di sofferenza e a fornire nuove strutture attraverso una progettazione partecipata. L'urgenza di tali azioni è sottolineata dai vincoli temporali entro i quali il piano dovrà essere approntato.
L'autovalutazione (articolo 15).
Ogni istituzione scolastica, con lo scopo di meglio rispondere ai bisogni specifici dei propri allievi e allieve, avvia un percorso periodico di autovalutazione che rappresenta un processo dinamico di riflessione sul proprio operato, sulla propria capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati e formalizzati nel piano dell'offerta formativa. Un percorso che, a nostro avviso, richiede formazione e competenze. Per questo le istituzioni scolastiche, partendo dall'ascolto degli allievi/e e dei genitori, si avvalgono dell'apporto di professionisti, i quali con un «occhio esterno», non giudicante ma professionalmente competente, aiutano il mondo della scuola a guardare a se stesso per migliorarsi.
Nidi d'infanzia (articolo 19).
L'idea forte è che anche i nidi devono essere intesi come un servizio rivolto alla
Scuola dell'infanzia (articolo 20).
Non è prevista alcuna forma di anticipo nell'iscrizione a tale segmento della scuola di base e il terzo anno rientra, come già detto, nell'obbligo scolastico. Due docenti, contitolari e corresponsabili, sono assegnati ad ogni classe (non più «sezione» in coerenza col resto della scuola statale) e garantiscono almeno dieci ore di compresenza sulle quaranta settimanali previste. È prevista una flessibilità nella frequenza, concordata tra famiglie e scuola, per venire incontro a particolari bisogni dei bambini/e.
Scuola elementare (articolo 21).
Anche nella scuola elementare non è prevista alcuna forma di anticipo e si è ripristinata l'offerta di due modalità organizzative, quella modulare di trenta ore e il tempo pieno di quaranta ore, intesi come progetti didattici unitari. La proposta di legge fissa a quindici - prevedendo deroghe in situazioni particolari - il numero minimo di alunni/e per formare una classe, secondo le scelte espresse dalle famiglie. L'organico dei/lle docenti è fissato in almeno tre per ogni due classi a modulo e almeno due per ogni classe a tempo pieno. Essi/e operano collegialmente ed utilizzano le compresenze (almeno tre ore settimanali per ogni classe a modulo ed almeno quattro ore settimanali per ogni classe a tempo pieno) per favorire l'arricchimento del percorso formativo ed il recupero delle situazioni di svantaggio. Non è previsto l'esame di Stato nel passaggio tra scuola elementare e scuola media, perché esse sono due segmenti (non gradi) di uno stesso ordine di scuola, la scuola di base, in ottemperanza a quanto previsto dalla Costituzione all'articolo 33, quinto comma.
Scuola media (articolo 22).
La scuola media offre due modelli didattici, uno a trenta ore e uno a trentasei ore, fatte salve le sperimentazioni a quaranta ore. Il limite di quindici alunni/e è il minimo - con le deroghe già citate - per formare una classe sulla base delle scelte dei genitori. Nel testo è confermato il valore delle compresenze che vanno previste per attività interdisciplinari, di laboratorio, curricolari.
Non ci siamo però nascosti le difficoltà di questo segmento di scuola e per questo motivo nella proposta di legge abbiamo previsto la possibilità di sperimentazioni che permettano, in prospettiva, l'unificazione tra scuola elementare e scuola media. È per noi indifferibile un percorso di riflessione e sperimentazione che vada in questa direzione, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.
Scuola superiore (articoli da 23 a 28).
La scuola superiore, come si vede anche dal numero di articoli ad essa dedicati, richiede molte attenzioni, anche perché si tratta dell'ordine di scuola in cui meno si è intervenuti nella storia della Repubblica. La scuola superiore è articolata in un biennio unitario ed in un triennio di indirizzo.
Abrogazioni (articolo 29).
Nella proposta di legge avremmo potuto scrivere semplicemente che si intendono abrogate tutte le norme precedenti che risultano in contrasto con il contenuto della legge stessa.
Si è invece voluta ribadire con forza l'abrogazione della legge n. 53 del 2003 e di tutti i decreti legislativi ad essa collegati [lettere da a) a g)].
Nell'elenco abbiamo inserito anche altre norme sulla scuola varate dal Governo di centro-destra [lettere m), n), o) e r)] e dal precedente Governo di centro-sinistra [lettere h), i), l), p), q) e s)], ritenute incompatibili con l'idea di scuola delineata nella nostra proposta di legge.
Il linguaggio.
La proposta di legge che vi proponiamo di discutere presenta un accurato sforzo
Gli intenti.
La proposta di legge che vi proponiamo di discutere rappresenta l'esito di un dibattito e di un percorso che ha coinvolto in modo democratico migliaia di genitori, docenti e studenti di varie parti d'Italia, che hanno avuto così l'opportunità di riflettere e condividere un'idea di scuola composita e complessa. Un percorso articolato, lungo, onesto e sofferto che ha visto ciascuno fare i conti con le idee e i bisogni dell'altro, nella ricerca della migliore mediazione possibile. L'esito finale è la proposta di legge che vi presentiamo, riconosciuta come propria da tutti quelli che hanno partecipato a costruirla. Non abbiamo la presunzione di interpretare, nel suo contenuto, il sentire di tutto il Paese, ma siamo convinti che questo sia il metodo da seguire per avviare un cambiamento, partecipato e condiviso, che produca effetti positivi e di lungo respiro sul sistema scuola. Un tale metodo è sempre mancato nell'intervenire sulla scuola. Esso rappresenta quanto di rigidamente irrinunciabile è presente nel codice genetico della nostra proposta.
Buon lavoro.